Donne e uomini: pregiudizi e dati di fatto

Fino a che punto uomini e donne sono simili, dove sono differenti? Può sembrare incredibile, ma in un mondo che spesso è tentato di liquidare le questioni di genere e specie senza averle mai comprese davvero, occorre di nuovo interrogarsi sulle basi elementari della sessualità evitando il vizio di ridurle a questioni linguistiche e senza considerare quali dati di fatto le ingerenze della bioingegneria. Caterina Stile, divulgatrice scientifica e responsabile di sito «Sapere e potere», autrice del saggio “Mi illudo- Le illusioni ottiche spiegate dal tuo cervello”, cerca di focalizzare alcuni aspetti fondamentali dei sessi e dei loro rapporti senza assecondare pregiudizi vecchi e nuovi.

 

Uomini e donne agli antipodi da sempre: da una parte la razionalità, la sicurezza, il coraggio maschili, dall’altra la sensibilità, l’autocontrollo, la maternità femminili. Caratteristiche che nel tempo hanno reso sempre più profondo il baratro che divide i due sessi, tanto che ancora oggi risulta difficile credere che le opportunità siano realmente “pari”. Nel corso della storia, il confronto uomo/donna è stato uno dei dibattiti più aspri, in alcuni casi sfociato in atteggiamenti che rasentano la violenza. Ma, eludendo i fatti storici ai più già noti, è possibile affermare che oggi ci sia una reale uguaglianza tra lui e lei? E – domanda provocatoria – è davvero l’uguaglianza quella che donne e uomini cercano?

Per rispondere a queste domande bisognerebbe trattare moltissimi aspetti ma, con troppa carne al fuoco, sarebbe anche più difficile giungere a una conclusione unanime. È più semplice invece analizzare un singolo aspetto per ogni ambito.

Dal punto di vista fisico i dubbi non si pongono: uomo e donna sono diversi per forza e resistenza fisica, due aspetti che hanno segnato differenti attitudini sin dalla notte dei tempi – l’uomo preistorico si è dedicato alla caccia relegando la donna alla raccolta di bacche e alle cure parentali segnando così una distinzione di ruoli che è stata all’origine di una distinzione anche sociale via via sempre più marcata.

Un aspetto curioso che riguarda la componente fisica è stato evidenziato dai ricercatori giapponesi della Osaka International University e della Kobe University: gli uomini sudano “meglio” delle donne. L’espressione in questo caso non ha nulla a che vedere con la composizione chimica del sudore, infatti si riferisce al valore soglia di temperatura a livello del quale si innesca la sudorazione (ricordiamo che sudare è la risposta dell’organismo a un eccessivo aumento della temperatura). L’attività fisica agisce in modo da abbassare il valore soglia permettendo quindi agli atleti di eseguire esercizi per un tempo più lungo e quindi con performance migliori.

Il testosterone, l’ormone sessuale maschile, si crede agisca sulla risposta di sudorazione aumentandola: questo spiegherebbe perché le donne risultano svantaggiate se sottoposte a sforzo fisico intenso e costante. In realtà, i ricercatori spiegano gli esiti dello studio addentrandosi nell’ambito evolutivo: le donne hanno una minore quantità di fluidi corporei e sono più propense alla disidratazione, quindi riducendo la sudorazione si rende loro meno pericoloso l’adattamento ad ambienti caldi; gli uomini, al contrario, potrebbero aver sviluppato una maggiore sudorazione come strategia evolutiva per ottenere maggiore efficienza nell’azione e nel lavoro.

Se da un lato le differenze fisiche sono necessariamente accettate e a volte perfino utili, quelle in ambito psicologico segnano un divario incolmabile. Numerose ricerche hanno confermato differenze comportamentali quando uomo e donna si trovano a interagire: lei è propensa alla cooperazione, lui fa di tutto per evitare il conflitto. Di questo nessuno si stupisce: la quotidianità insegna.

La dottoressa Ashley Randal, ricercatrice all’Università dell’Arizona, ha però studiato a fondo le dinamiche comportamentali di coppia registrando le discussioni in 40 coppie americane eterosessuali. Analizzando i risultati, la ricercatrice ha parlato di risposta “in fase” per l’uomo e “anti-fase” per la donna durante la cooperazione. Questo significa che se la donna si sente ottimista o pessimista, l’uomo tenderà ad assumere lo stesso stato d’animo, la donna invece farà esattamente l’opposto.

Si potrebbe pensare che la reazione maschile sia un’astuzia calcolata. Tuttavia, secondo i ricercatori, tale atteggiamento rivela sì una strategia, ma una strategia del tutto inconscia: l’uomo non se ne rende conto (non sempre almeno) e però si adatta al parere della donna per aggirare l’ostacolo ed evitare il conflitto allo scopo di giungere in fretta a una risoluzione. E potrebbe anche funzionare se soltanto la donna non avesse quella particolare sensibilità che le permette di capire quando un uomo sta mentendo.

La dott.ssa Randal spiega che l’atteggiamento “antifasico” della donna ha un importante ruolo di regolazione emotiva durante la cooperazione: quando l’uomo si mostra positivo ma la donna percepisce che “c’è qualcosa che non va” e quindi l’uomo sta camuffando il proprio vero stato d’animo, la donna agisce in maniera opposta e si mostra in disaccordo per far sì che lui si senta incoraggiato ad agire in modo trasparente e a dire ciò che realmente pensa. Non è però questo tanto un capriccio femminile, quanto il tentativo di spingere l’interazione verso la spontaneità e l’autenticità: per lei è più importante una conclusione soddisfacente per entrambi e non che si raggiunga un accordo frettoloso che lascerebbe l’amaro in bocca a qualcuno – a lui, ovviamente.

Punto focale di ogni relazione di coppia è poi il tema della fedeltà. E qui casca l’uomo. Secondo gli stereotipi l’uomo è più propenso al tradimento: si tratta di un mito dovuto alle diverse condizioni sociali che hanno cristallizzato la donna in secoli di sottomissione autorizzando il sesso forte a ogni tipo di scappatella, oppure c’è una motivazione fisiologica che ha dato il la a simili atteggiamenti? La storia ha indubbiamente avuto il proprio peso, ma recenti studi hanno messo in risalto il confronto tra impulsi sessuali e autocontrollo nel ménage di coppia rivelando dettagli sorprendenti.

Infatti, se l’uomo è schiavo dei suoi impulsi sessuali più di quanto lo sia la donna, in relazione all’abilità di esercitare autocontrollo sulle proprie emozioni sono entrambi allo stesso livello. Tradotto in pratica, ciò vuol dire che gli uomini sono in grado di controllare i propri istinti esattamente come fanno le donne. Fin quando l’autocontrollo mantiene saldi i nervi, uomini e donne sono all’interno di una cortina di ferro: tuttavia, se l’autocontrollo fallisce, gli impulsi sessuali prendono il sopravvento e così, essendo più forti quelli maschili, le conseguenze sono scontate.

E se sul piano fisico e psicologico donna e uomo sono agli antipodi, sul piano emotivo sono distanti anni luce. L’emozione che distingue il sesso forte dal sesso debole è la paura. Da Cristoforo Colombo a Robinson Crusoe gli impavidi esploratori della storia e della fiction sono uomini, e oggi sappiamo perché. Secondo uno studio dell’Università di Montréal, i livelli elevati di testosterone negli uomini sarebbero responsabili di una minore sensibilità alle emozioni, il che si traduce in una maggiore dimostrazione di coraggio nelle situazioni più disparate. E non solo.

Attraverso tecniche di brain imaging i ricercatori hanno evidenziato una elevata attività nella corteccia prefrontale mediale – sede di ragionamento e sviluppo delle emozioni – e nell’amigdala – rilevatore di minaccia – dell’emisfero destro del cervello maschile mentre osservavano immagini raccapriccianti. Sulla base di queste evidenze, i ricercatori spiegano che un aumento di comunicazione tra l’area che rileva le minacce e l’area che le elabora rende gli uomini più propensi ad analizzare e approfondire gli stimoli che provengono dalle immagini e ad attenuarne l’impatto restando più “passivi”. Al contrario, le donne potrebbero essere più sensibili sul lato emotivo e quindi concentrate sui sentimenti che le immagini suscitano in loro. Così, d’uomo “smonta” l’immagine per studiarla, ci ragiona su ed è quindi in grado di restare calmo anche in situazioni di panico, la donna invece sembra essere emotivamente più istintiva e di conseguenza meno razionale in circostanze pericolose.

Un curioso studio condotto alla Georgia State University ha invece fatto luce sull’aspetto relazionale e sociale che contraddistingue uomo e donna. Sfatato il mito della donna esclusivamente casalinga e madre, la ricerca mette in risalto chiare evidenze che sottolineano il valore di un’equa divisione delle responsabilità per consolidare la relazione di coppia e migliorare la vita sessuale.

Infatti, sulla base di un vasto studio sociologico, il dott. Daniel L. Carlson è stato in grado di affermare con certezza che, quando in una coppia l’uomo si mostra più coinvolto nei compiti domestici quotidiani e soprattutto nella cura dei figli, il rapporto di coppia viene valorizzato: il carico di lavoro e responsabilità che di norma grava sulla donna viene infatti alleggerito determinando un minor grado di stress che si traduce in una maggiore frequenza di rapporti sessuali e soprattutto una maggiore soddisfazione a letto. Un chiaro miglioramento quantitativo e qualitativo.

E sul piano professionale? Gli studi condotti in quest’ambito sono innumerevoli e rivolti a valutare vari aspetti: dalla leadership al ritorno economico aziendale, dalle capacità organizzative a quelle relazionali. Uno studio molto interessante si è proposto di valutare l’entità dei pregiudizi che influenzano le donne ai piani alti delle gerarchie societarie.

Il ricercatore Devon Proudfoot della Duke University (Carolina del Nord) ha guidato una serie di esperimenti per analizzare l’opinione che ruota attorno ai dirigenti aziendali. Dalle indagini è emerso che uno stesso progetto grafico può essere considerato più o meno creativo a seconda che l’architetto che lo propone sia un uomo o una donna. Anche dal punto di vista della capacità di innovazione, gli uomini sono considerati un passo avanti. Su cosa si basano però tali considerazioni?

Secondo il dott. Proudfoot si tratta esclusivamente di pregiudizi infondati: a dimostrarlo è stato uno studio che ha posto sotto la lente cento dirigenti, uomini e donne, valutati da un lato da supervisori e dall’altro da persone che lavoravano a stretto contatto con loro. I supervisori hanno considerato gli uomini più innovativi delle donne, i contatti diretti invece, quanto a innovazione, li hanno posti allo stesso livello. La differenza è sostanziale: il giudizio di un supervisore che conosce a malapena il nome del dirigente è sicuramente meno attendibile del giudizio di chi lavora a contatto con lo stesso dirigente e lo osserva operare sul campo tutti i giorni. Gli schemi di valutazione “passiva” di un supervisore sono quindi stereotipati e calibrati su ciò che ci si aspetta da un uomo.

Diversi studi dimostrano che se le donne occupano posizioni di leadership le società registrano migliori rendimenti, profitti più elevati e una minore probabilità di fallimento; tuttavia se, a dispetto delle evidenze, le donne vengono ancora continuamente sorpassate dall’altro sesso, i motivi sono da ricercare negli schemi di valutazione proposti dagli uomini e per gli uomini, basati per lo più su pregiudizi e stereotipi.

Nel ventunesimo secolo, quindi, gli stereotipi di genere sono ancora profondamente radicati in una società che fa fatica a concedere credibilità perfino a evidenze scientifiche. La parità di genere non esiste e non esisterà mai. Uomo e donna sono diversi e complementari, simili e opposti: dove l’uno reagisce d’impulso, l’altra mantiene il controllo, dove l’una coordina l’altro prevarica. Tuttavia, la scienza insegna che in ogni ambito – da quello professionale a quello relazionale, da quello emotivo a quello razionale – la cooperazione, l’intesa, il lavoro di squadra rappresentano, oltre ad un aspetto fondamentale per la realizzazione personale, la forza che rende il singolo parte del tutto.

Una condizione ideale che sarà raggiunta soltanto quando l’essere umano perderà le spoglie del pregiudizio e percorrerà la propria strada fronteggiando le reali difficoltà di percorso e non quelle fittizie create da stereotipi senza fondamento.

  • urna

    Profilazioni predittive e comportamenti elettorali

    Denunciare una realtà e svelarne il nome, piuttosto che assecondare luoghi comuni, significa iniziare a trasformarla. Svelare l’ideologia implicita della digitalizzazione, e demistificare le illusioni di progresso sociale e di smisurata libertà di Internet, può contribuire a tutelare e proteggere […]

  • Tomas_particolare

    Frammenti di Tomàs

    «Speravo che si aprisse sotto di me un baratro, un inferno in cui nascondermi e da cui rinascere dopo molte generazioni.» In una città sul mare il sogno di un autocrate ambizioso e senza scrupoli sta per realizzarsi. L’apparizione di una […]

  • Old_City_of_Jerusalem

    Gerusalemme: guida possibile alla terra negata

    Dichiarazioni americane e conseguenze mondiali. Storia di una città, dei suoi popoli e dei suoi monumenti. Parcellizzazione dei Luoghi Sacri e parzialità dei poteri umani.   1. La città senza pace La storia ha già dimostrato quanto sia difficile pretendere, senza […]

  • Angel-o

    Le nature spirituali di Enrico Fraccacreta

    Enrico Fraccacreta è nato nel 1955 a san Severo (Foggia) da padre pugliese e madre emiliana. Compie i suoi studi universitari a Firenze e Bologna, dove partecipa al movimento del Settantasette. Laureato in Agraria, è appassionato di botanica. La natura, […]

  • paolo_pedrizetti_14_Maggio_1977

    Premonizioni del Settantasette

    Se forse gli anni settanta non iniziano con le rivolte del 1968 ma vi trovano la loro origine mitica, probabilmente finiscono come in una tragedia greca con il 1977. Segnala Nicola Tranfaglia che in tale pagina «in buona parte ignota […]

  • kalinin-lenin-trotzki

    Colpo di Stato in Russia

    Tra le testimonianze della rivoluzione russa, quella offerta da Tecnica del colpo di Stato, pubblicato da Curzio Malaparte a Parigi nel 1931 e dato alle stampe in Italia soltanto nel 1948, presenta la singolarità di metterla in sequenza con altre […]

  • Vetrata Palma di Montechiaro (AG)

    Piotr Merkurj: la pittura della luce

    Un pittore russo tra Oriente e Occidente. Pensare le icone, dipingere nel pensiero. Dialogo su luce e materia, forma e colore, spiritualità dell’arte, autonomia della cultura.   «Il disegno è una scienza se esplora l’anatomia con la precisione del tratto, una deità se suggerisce il […]

  • Catalogna_protesta

    Catalogna. La costruzione di un regno inesistente

    Dopo la fuga di Puigdemont in Belgio, accusato di ribellione, sedizione e malversazione insieme ad altri esponenti indipendentisti, e la sua dichiarazione di non presentarsi ai giudici di Madrid, si può considerare chiusa una prima fase dell’autoproclamatasi Repubblica di Catalogna. Questa, bocciata all’unanimità […]

  • olio_di_ricino

    I giornalisti americani e il giornalismo fascista

    Di fronte al fascismo, parte della stampa statunitense azzardò analogie con i protagonisti della propria epopea. Gli Stati Uniti si sentivano vicini all’Italia laddove, usciti dal loro isolazionismo soltanto con la partecipazione alla Grande Guerra, erano passati per un periodo […]

  • Fascist Architecture in Washington - Lisner Auditorium (1941-1943) by Faulkner & Kingsbury

    Affinità e divergenze tra fascismi e New Deal

    Una polemica apparsa recentemente sul The New Yorker a firma di Ruth Ben-Ghiat si chiedeva perché in Italia edifici legati al fascismo, quali il Foro Italico e il Palazzo della Civiltà Italiana (o del Lavoro), non venissero abbattuti. E nel […]