Contro i vaccini. I perché di un’opinione

10 vaccini sono ora obbligatori per potersi iscriverei ai nidi e alle materne pubbliche e private ai sensi della Legge n. 119 del 31.07.2017, che aggiorna e smussa le disposizioni previste dal DDL n. 73/7.06.2017. L’obbligo copre fino ai 16 anni d’età, senza alcun ostacolo alla frequenza di scuole elementari, medie e superiori. L’autocertificazione permette di iscrivere il bambino non ancora vaccinato, con un termine per mettersi in regola e mantenendo divieto e sanzioni per chi non rispetta le disposizioni. Le Asl dovranno impegnarsi e attivarsi nella ricerca di chi non è ancora in regola con il piano vaccinale. Le vaccinazioni già obbligatorie erano: anti-difterica, anti-tetanica, anti-poliomelitica, anti-epatite virale B. A queste si sono aggiunte: anti-rosolia, anti-morbillo, anti-pertosse, anti-parotite, anti-varicella, anti-haemophilus influenzae. Sono soltanto consigliati, ad offerta attiva e gratuita ma senza obbligo, da parte di Regioni e Province autonome: anti-meningococco B, anti-meningococco C (fortemente consigliate); anti-rotavirus, anti-pneumococco (consigliate). Non tutti i vaccini vanno fatti singolarmente perché alcuni vengono raggruppati nella stessa seduta. ll dirigente scolastico è tenuto a segnalare entro 10 giorni alla Asl, per non incorrere in omissione di atti d’ufficio, i casi di minori non vaccinati; i genitori che non hanno presentato la documentazione verranno convocati presso l’ufficio di igiene per effettuare la prevenzione entro un termine prefissato. Le polemiche hanno così riguardato tanto la legittimità legale nonché costituzionale della disposizione, quanto la sua insufficienza ai fini pratici; alcuni hanno poi denunciato  un legame tra vaccini e autismo, a sua volta smentito da ricerche pubblicate su Nature. Come è ormai consueto, da una parte e dall’altra, si fornisce e si cerca nell’informazione la conferma ai propri pregiudizi senza indagare fino a che punto ha ruolo la tutela della salute e fino dove arriva l’interesse della case farmaceutiche. Contro un giornalismo di pancia incapace di vagliare i motivi stessi di cui dibatte, su Informazione senza Filtro Marianna Gianna Ferrenti ha fornito in un dettagliato articolo un ventaglio di opinioni capace di permettere al lettore di farsi una propria idea al riguardo. Per comprendere meglio con quali modalità può essere scritta e descritta la nostra società e il suo rapporto con la salute, assume particolare rilevanza un rapporto dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dei quali presentiamo un breve estratto sui movimenti di opinione contro i vaccini, a cura di Guido Forni, Alberto Mantovani, Lorenzo Moretta, Giovanni Rezza.

 

1. Radici storiche

Già nel settecento la diffusione in Europa della pratica della variolizzazione aveva suscitato numerose reazioni contrarie di alto impatto emotivo. In una domenica del 1722 il Reverendo Edmund Massey pronunciò nella chiesa di Saint Andrew’s Holborn a Londra il “Sermon against the dangerous and sinful practice of inoculation”, sermone che stampato e diffuso in Inghilterra e Nord America accese infuocate reazioni contrarie alla vaccinazione (Massey, 2010).

La cronaca delle epidemie di vaiolo che si succedettero nella città di Boston, Massachusetts dal 1720 al 1770 mette in evidenza come sia l’opinione pubblica sia le varie autorità ondeggiassero, nel giro di poco tempo, tra il rifiuto e la proibizione della variolizzazione e il ricorrere disperato a questa pratica di fronte all’avanzare rampante delle epidemie (Blake, 1959).

La variolizzazione di massa com’era praticata nel 1700 era una pratica pericolosa, non standardizzata, somministrata in condizioni igieniche primitive e comunque associata a un’alta incidenza di effetti collaterali. Nonostante tutto ciò, da subito, come diligentemente riporta Benjamin Franklin, l’effetto protettivo di questa primitiva vaccinazione antivaiolosa risulta ben evidente quando la mortalità da vaiolo viene valutata paragonando i gruppi di cittadini che si erano sottoposti alla variolizzazione o che l’avevano rifiutata (Blake, 1959).

Il motivo principale delle reazioni contro la variolizzazione, e più in generale contro la vaccinazione anti-vaiolosa era di tipo religioso/naturalistico: le epidemie di vaiolo erano interpretate come eventi naturali voluti da Dio e, quindi, bisognava lasciare a Lui decidere chi dovesse morire e chi potesse sopravvivere. La vaccinazione appariva come un «a rebellion attempt to take Good’s work out of His hand» mentre l’epidemia veniva vista come un’occasione per pentirsi dei propri peccati e per riconsiderare la propria vita (Massey, 2010).

A questi argomenti, si associavano le proteste dei medici che consideravano la variolizzazione estranea alla cultura medica di allora, una pratica priva di basi scientifiche, importata da Paesi di cultura diversa, diffusa sfruttando l’ignoranza credulona della popolazione e pericolosa sia per chi si sottoponeva a essa sia per chi la rifiutava (Blake, 1959).

Parallelamente al successivo diffondersi della vaccinazione antivaiolosa e alla messa a punto dei vaccini moderni, vari movimenti di reazione contro i vaccini sono fioriti nel mondo occidentale. Fino al secolo scorso questi movimenti sono stati minoritari e la copertura vaccinale ha continuato a crescere. Attualmente assistiamo invece a un’inversione di tendenza e a un calo di copertura, di cui è importante cercare di comprendere le cause.

In Italia la percentuale di bambini vaccinati, stabile o in leggero aumento fino al 2012, è in leggero calo per le vaccinazioni cosiddette “obbligatorie” (poliomielite, difterite, tetano, epatite B), che peraltro restano ancora intorno al 95% (limite per l’immunità di comunità), mentre presenta un calo molto più rilevante per le vaccinazioni cosiddette “raccomandate”: la percentuale di bambini vaccinati per morbillo, rosolia, parotite (MPR) è passata dal 90,3 % del 2013 all’86,6 % del 2014 (ISS, 2017).

L’introduzione di nuove tecnologie e nuove pratiche mediche non raramente suscita diffidenza e rifiuto. Tuttavia può apparire singolare che l’opposizione ai vaccini costituisca un movimento d’opinione così diffuso, così persistente e così capace di permeare larghi strati della popolazione. Relativamente alla maggior parte delle pratiche mediche comunemente accettate, i vaccini costano poco, sono semplici da somministrare, spesso sono molto efficaci e sono associati a rari effetti collaterali.

Perché, dunque, questa persistente e diffusa opposizione? L’opposizione ai vaccini è suscitata dalle caratteristiche intrinseche alla pratica di vaccinazione:

• la vaccinazione è un tipico atto di medicina preventiva, cioè qualcosa che viene somministrato a una persona che sta bene per prevenire un ipotetico rischio di contagio;

• la vaccinazione, come ogni atto umano, comporta un rischio e suscita un certo disagio. Rischio e disagio che un’alterata percezione del rapporto rischio/beneficio possono far percepire come inaccettabili;

• la vaccinazione è un atto individuale che acquisisce particolare valore protettivo quando diventa un atto collettivo, cioè quando una larga maggioranza della popolazione (tra l’85 e il 95%) è vaccinata (immunità di comunità);

• affinché una particolare vaccinazione sia somministrata alla maggior parte della popolazione è necessario emanare leggi o regolamenti che obblighino o invitino a farsi vaccinare. Ciò suscita rifiuti legati alla sensazione di perdita della libertà individuale conquistata dai cittadini a causa di un’eccessiva e inutile intrusione del pubblico nella sfera privata;

• per vaccinarsi o più ancora per vaccinare gli infanti e i bambini è necessario affrontare con una certa periodicità piccoli ma significativi disagi nella routine della vita quotidiana (permessi sul lavoro, recarsi dove e quando il vaccino viene somministrato, attese, affrontare la reazione al vaccino…);

• in genere, poi, il fatto che i vaccini siano poco costosi o gratuiti e di comune reperibilità ne riduce il valore percepito. L’attuale diffusione dell’opposizione verso la vaccinazione è il risultato di complessi e assai sfaccettati cambiamenti culturali, mutamenti del concetto di autorità, del rapporto medico e paziente e del facile accesso a notizie diffuse in rete (Grignolio 2016; Burioni, 2017a,b).

È da notare, però, che gli stessi argomenti contro la variolizzazione e contro la vaccinazione anti-vaiolosa che erano stati alla base dell’infuocato dibattito settecentesco continuano a serpeggiare tra i motivi dell’attuale opposizione ai vaccini, pur assumendo accenti e intensità differenti. Le ragioni principali che stanno portando alla  riduzione della copertura vaccinale nelle popolazioni del mondo occidentale possono essere aggregate in alcuni insiemi.

 

2. L’alterata percezione del rapporto rischio/beneficio

Nelle nazioni industrializzate si è progressivamente dimenticato cosa significhi veder morire di tetano neonatale un bambino perché il parto avviene in condizioni non igieniche, per esempio quando vengono usati strumenti non sterilizzati per tagliare il cordone ombelicale. Solo i medici di una certa età ricordano le morti per croup difterico, cioè le lesioni causate dal bacillo della difterite alla laringe, che rendono difficoltosa la respirazione fino a impedirla.

La generazione più recente di genitori non ha neanche più alcuna esperienza della poliomielite e molti non conoscono le conseguenze di patologie di malattie che negli ultimi anni sono quasi scomparse come la pertosse, il morbillo e la parotite epidemica (Giovanetti e Gangemi, 2016).

La drastica riduzione delle malattie infettive nelle nazioni occidentali, in gran parte dovuta all’efficacia delle vaccinazioni di massa, ha fatto impallidire la percezione dell’importanza della vaccinazione e diminuire il coinvolgimento delle popolazioni nei programmi di vaccinazione. Se da una parte i vaccini sono vittime della loro efficacia, dall’altra è comune che venga drammatizzato qualsiasi disturbo più o meno correlabile con la vaccinazione. Al contrario si tende ad accettare come sfortunati eventi naturali le non rare complicanze delle malattie infettive.

Comuni distorsioni nella percezione del rischio portano a dare maggior importanza agli eventi pericolosi osservati direttamente o raccontati (ad esempio racconto di un bambino che sta male dopo una vaccinazione) rispetto ai dati tecnici (per esempio la lettura dei dati sull’incidenza dei rischi associati alle vaccinazioni). Si dà anche maggior importanza ai rischi creati dagli esseri umani (ad esempio danno causato dai vaccini) rispetto a quelli causati da eventi naturali (diffusione di una malattia infettiva e la sua pericolosità) (Khan, 2013; Grignolio 2016).

 

3. La convinzione dell’inefficacia dei vaccini e i timori sulla loro pericolosità

Nei movimenti di opposizione ai vaccini è diffusa la convinzione che i vaccini siano inefficaci: le malattie infettive sono scomparse non per la diffusione dei vaccini, ma per miglioramento della nutrizione, delle condizioni di vita, dell’igiene, ecc.

I pericoli che più spesso vengono associati alle vaccinazioni sono:

• l’autismo indotto;

• la tossicità degli adiuvanti e conservanti;

• l’indebolimento del sistema immunitario causato dal gran numero di vaccini oggi offerti.

Per una puntuale e documentata confutazione di ciascuno di questi argomenti si rimanda a Rappuoli e Vozza (2013); Grignolio (2016); Mantovani (2016); Burioni (2017).

Le vaccinazioni si possono paragonare a piccole esercitazioni che conferiscono al sistema immunitario la straordinaria capacità di combattere l’invasione di quel particolare microbo. Esercitazioni sempre estremamente limitate rispetto alla complessa e totale guerra che il sistema immunitario combatte contro qualsiasi malattia infettiva, dal morbillo all’influenza per non parlare delle malattie con esisto ancora più grave.

A diffondere la paura verso queste piccole esercitazioni contribuisce il fatto che la segnalazione di eventi negativi più o meno correlati con la vaccinazione ha un elevato impatto mediatico e suscita una forte impressione, cosa che invece non suscitano i risultati, più o meno tardivi, delle successive verifiche istituzionali. Certamente ci sono rischi associati alle vaccinazioni, ma la loro reale incidenza è molto bassa.

Al contrario, la storia dei movimenti d’opinione contro la vaccinazione è costellata di segnalazioni sulle connessioni tra vaccinazione ed eventi negativi o gravi effetti collaterali, segnalazioni che rimangono nell’immaginario collettivo anche quando le connessioni causali con il vaccino vengono dimostrate non vere. Una volta che emozioni come paura e sospetto si sono insinuati, essi si propagano epidemicamente coi rapporti personali (Christakis e Fowler, 2009).

Negli ultimi cento e cinquant’anni si sono susseguite continue ondate di paure collettive innescate da segnalazioni di complicazioni ed effetti collaterali causati da particolari vaccini, fobie alimentate da documentari televisivi, articoli di quotidiani e azioni legali intentate da associazioni della società civile verso i fabbricanti dei vaccini. Particolarmente dannoso è il caso dello screditato studio di A. Wakefield sulla relazione tra la vaccinazione e l’insorgenza dell’autismo.

Di volta in volta i governi e le autorità sanitarie delle varie nazioni hanno risposto con l’istituzione di commissioni d’indagine che, con maggiore o minore rapidità ed efficacia comunicativa, hanno fornito risposte riassicuranti, mettendo in evidenza l’inconsistenza del nesso causale tra vaccinazione ed evento avverso. Per autorevoli che siano queste valutazioni e per evidenti che siano i dati forniti dalle commissioni di controllo, sembra pressoché impossibile rimuovere il sospetto che queste smentite ufficiali siano il frutto di manipolazioni interessate e di complotti globali (Grignolio, 2016; Burioni, 2017a).

 

4. La lotta contro gli interessi canaglia delle multinazionali del farmaco

Numerose ipotesi, teorizzazioni e congetture attribuiscono la causa prima degli eventi umani a complotti. Tali teorie vengono spesso elaborate in occasioni di eventi che suscitano forte impressione nell’opinione pubblica anche per effetto della loro ampia diffusione da parte dei mass media (Teorie del complotto, 2017). Il sospetto che le pratiche della vaccinazione e della vaccinazione di massa siano il risultato di complotti internazionali corre frequentemente in rete e serpeggia nelle istanze di alcuni movimenti politici (Mieli, 2016; Battista, 2016).

Una forma particolare della teoria della cospirazione è quella per cui le imprese produttrici di vaccini corrompano medici, operatori sanitari e governi per diffondere la vaccinazione nascondendone la pericolosità. L’informazione televisiva e dei giornali a favore dei vaccini sarebbe stimolata dai finanziamenti, più o meno occulti, delle ditta produttrici dei vaccini.

Scandali e corruzione legati al commercio dei vaccini, alla loro somministrazione da parte degli operatori sanitari, ed alla loro conservazione sono stati evidenziati dai media e dalle autorità giudiziarie, ma non più che in altri campi (Grignolio, 2016). I prezzi dei vari vaccini sono differenti secondo il reddito delle nazioni cui vengono venduti nell’ottica di favorire le nazioni più povere, dal momento che il ricavo ottenuto nelle nazioni ricche dovrebbe coprire parte del costo del vaccino in quelle povere.

Le politiche applicate al costo dei vaccini e l’oligopolio dei produttori non a caso sono spesso oggetto d’indagini governative e di continui attacchi polemici da parte dei movimenti anti-vaccinazione. Rilevazioni finanziarie indicano che in questo periodo il mercato dei vaccini è in forte espansione e che c’è un profitto legato alla loro commercializzazione. Tuttavia, la spesa per i vaccini è solo il 2-3% della spesa mondiale per i farmaci.

Inoltre, come ben illustrato nell’Allegato 1 del PPN 2017-2019 il costo che hanno per il Servizio  Sanitario Nazionale i farmaci e i trattamenti necessari per la terapia delle malattie, anche di quelle ritenute più leggere, possono essere assai superiori al costo del vaccino per la prevenzione di quella malattia (Piano Prevenzione Vaccinale 2017-2019). Ai costi dei farmaci per la cura delle malattie insorte per mancata vaccinazione si dovrebbe aggiungere il costo globale della malattia, con le sue implicazioni socio-economiche e di sofferenza personale.

 

5. Il rispetto della natura

Già nelle reazioni settecentesche la variolizzazione e la vaccinazione antivaiolosa apparivano come intollerabili interferenze tecnologiche con il volere di Dio e l’ordine della natura. Anche oggi una concezione della natura vista come un ordine buono non può che considerare i vaccini come un’inaccettabile interferenza (Grignolio, 2016).

Se una malattia infettiva non è più vista come un’occasione di pentimento e redenzione, può essere invece considerata un’occasione naturale per interrompere la routine giornaliera, uno stimolo alla maturazione individuale, un diverso stato del corpo, e un modo naturale per rafforzare le difese immunitarie.

Comunque le malattie infettive si possono evitare semplicemente vivendo in modo più naturale, con una migliore alimentazione e adottando migliori stili di vita. Queste teorie sono anche comuni a quanti seguono le terapie alternative. In effetti, il 50% dei genitori che rifiutano le vaccinazioni segue le teorie omeopatiche.

 

6. La difesa della libertà individuale contro l’atteggiamento paternalistico e dispotico delle istituzioni

La contrapposizione tra la libertà individuale e tutela del bene comune, rappresentato in modo emblematico dall’Antigone di Sofocle nel 442 a.C., è uno dei punti nodali della cultura occidentale. Se il contratto sociale non è condiviso, fino a che punto si deve (o si può) tollerare la libertà di rigettarlo?

Per quanto riguarda le vaccinazioni, le diverse autorità nazionali e regionali hanno assunto nel tempo atteggiamenti diversi: dallo scontro (Mello et al, 2015), alla capacità di aggirarlo riuscendo a limitare il rifiuto del vaccino a una minoranza di persone, minoranza che, grazie all’immunità di comunità, risulti tollerabile (Salmon e Omer, 2006; Grignolio 2016).

La tradizione utilitaristica suggerisce che la libertà individuale di rifiutare la vaccinazione vada rispettata fino a quando:

• questa scelta non metta in serio rischio il benessere della comunità;

• la decisione di non vaccinarsi (o di non vaccinare un figlio) sia basata su una vera convinzione e non sia solo frutto di sciatteria di comportamento;

• si tengano costantemente in considerazione le più recenti e più autorevoli conclusioni della ricerca scientifica (Salmon e Omer, 2006).

Nella polemica contro i vaccini questi differenti motivi di reazione vengono comunemente interconnessi con argomentazioni che sfumano da uno all’altro. Come tipico dei movimenti che si contrappongono contro il potere, la sindrome delle minoranze porta ad argomentare e diffondere le ragioni della paura e dell’obiezione con un entusiasmo militante che contrasta con la pacata e documentata risposta delle istituzioni e degli esperti (per esempio vedi Vaccine Safety Net, 2017). Un’interessante eccezione è il diretto libro di R. Burioni sull’importanza dei vaccini (Burioni, 2017a).

 

7. La lotta contro i vaccini al tempo di Internet

I gruppi contrari alla vaccinazione, che erano relegati in nicchie a causa della difficoltà di contatti col grande pubblico e della difficoltà di diffondere le loro pubblicazioni, con la rete (world-wide web, blog, network, ecc.) hanno trovato un modo molto efficace per diffondere le loro idee. In rete la discussione sui vaccini è particolarmente frequente negli Stati Uniti, Inghilterra, Canada e Australia, mentre lo è meno nei Paesi europei.

Però, mentre nel primo gruppo di Paesi i messaggi (“post”) ed i siti sono prevalentemente a favore dei vaccini, nei Paesi europei avviene l’opposto (Bello-Orgaz et al, 2017) e il dibattito si polarizza pressoché solo su posizioni estremiste (Grignolio, 2016; Burioni 2017b). In Italia i siti anti-vaccinazione sono più numerosi dei siti favorevoli alla vaccinazione (67% contro 27%), mentre solo una piccola percentuale ospita entrambe le posizioni (Poscia et al., 2012)

Su Facebook il gruppo nazionale Coordinamento del Movimento Italiano per la Libertà di Vaccinazione (COMILVA, 2017), uno dei più attivi gruppi anti-vaccino, ha oltre 18.000 membri e riceve in media più di cento “post” al giorno, contenenti informazioni, notizie, commenti, annunci di eventi, testimonianze e petizioni contro i vaccini (Bellone, 2014).

 

8. Tradizione, politica e religione contro i vaccini

Mentre nelle nazioni occidentali i movimenti d’opinione contro la vaccinazione sono in genere numerosi, in quelle a regime comunista la concezione sociale dello stato ne ha sopito la diffusione. In Africa, invece, i temi dei movimenti che si oppongono alla vaccinazione presentano forti analogie con quelli delle reazioni settecentesche contro la variolizzazione e la vaccinazione anti-vaiolosa, ma fortemente coniugati in senso anti-occidentale.

I movimenti di ribellione, spesso anche violenti, vedono la vaccinazione come l’intrusione di una pratica medica e di una concezione della vita estranei alle tradizionali culture africane, una nuova forma di violenza culturale, eco dell’oppressione coloniale. Numerosi sono i casi di operatori sanitari che si sono trovati in grande difficoltà per la reazione contro i vaccini.

Nel 2004 otto operatori sanitari coinvolti in un programma di vaccinazione sono stati trucidati in Guinea (Pearson-Patel, 2015). In Nigeria, la più popolata nazione africana, all’iniziale resistenza dei capi religiosi si sono successivamente associate le autorità civili.

Ancora più drammatici sono gli attentati ai centri di vaccinazione e l’uccisione di numerosi operatori sanitari impegnati in campagne di vaccinazione anti-poliomielite sponsorizzate dall’UNICEF e dall’OMS dal 2012 in avanti da parte dei Talebani in Afghanistan e Pakistan. Oltre agli atti violenti, i Talebani diffondono nella popolazione la credenza che la vaccinazione anti-poliomielite non sia altro che un complotto degli Stati Uniti per rendere impotenti i maschi e infertili le donne delle popolazioni islamiche.

In risposta a questi ostacoli nel proseguire i programmi di vaccinazione, con crudele puntualità la poliomielite è ricomparsa endemicamente tra i più di 100.000 bambini non vaccinati che vivono nelle aree di confine tra l’Afghanistan e il Pakistan diffondendosi di nuovo fino in Siria (Vaccine controversies, 2017). Nonostante le spaventose difficoltà, l’UNICEF e l’OMS stanno persistendo con i loro programmi di vaccinazione, cercando di associare i programmi di vaccinazione con un’opera di persuasione della popolazione (The Guardian, 2016).

L’opposizione ai vaccini costituisce quindi un problema reale e complesso che persisterà per molto tempo, se non diventerà ancora più acuto. L’opposizione ai vaccini permea fasce diverse della popolazione mondiale e, spesso, è più diffusa tra le classi a reddito più elevato, dove è più forte il desiderio di difendere l’indipendenza decisionale rispetto a norme e obblighi sociali, e che peraltro hanno una maggiore influenza sociale. Nelle società affluenti del mondo occidentale numerose personalità, vari movimenti politici e alcuni medici esprimono dubbi o pareri contrari alla vaccinazione (Mieli, 2016; Battista, 2016, Nature editorial, 2017 b).

D’altro canto, l’esperienza attuale e la storia delle settecentesche epidemie di vaiolo a Boston insegnano che quando il pericolo di una epidemia viene realmente percepito dalla popolazione, le obiezioni alla vaccinazione scompaiono come neve al sole, sostituite dall’affannosa corsa al vaccino che diventa tanto più richiesto quanto più difficile da reperire, nella speranza che non sia troppo tardi. La difficoltà di fare accettare le incontestabili evidenze epidemiologiche del rapporto rischio/beneficio connesso con le vaccinazioni dovrebbe essere attentamente considerata per attuare politiche d’informazione più capaci di permeare tutte le classi sociali, scalfendo o aggirando convinzioni emotivamente radicate.

Come spesso accade quando si tratta di decisioni importanti che riguardano le nuove realtà della scienza e della tecnologia, le società democratiche appaiono in difficoltà nel far comprendere quale sia la decisione che meglio contribuisce al benessere sociale (Kahan, 2013). Se da una parte il rifiuto dei vaccini deve essere accettato come una realtà sociale abbastanza diffusa, dall’altra i dati epidemiologici mettono costantemente in evidenza il drammatico costo in sofferenza, malattie e morti generato da questi movimenti: «Scientists, medics and commentators who have fought vaccine disinformation in the past must take a deep breath and return to the fray» (Nature editorial, 2017).

Referenze

Battista P., 2016, Dalla Bilderberg ai vaccini, complottismo figlio dei tempi, «Corriere delle Sera», 30 ottobre.

Bello-Orgaz G. – Hernandez-Castro J., 2017, Camacho H., Detecting discussion communities on vaccination in Twitter, Future Generation Comp Syst 66:125.

Blake J.B., 1959, Public health in the town of Boston, 1630 – 1822, Harvard University Press, Cambridge.

Burioni R., 2017a, Il vaccino non è un’opinione, Mondadori.

Burioni R.,2017b, La congiura dei somari – Pagina Facebook .

Christakis N.A., 2009, Fowler J.H., Connected, Black Bay Books, New York.

Comilva, 2017.

Giovanetti F. – Gangemi M., 2016, La comunicazione efficace e le problematiche medico-legali nelle vaccinazioni, Quaderni acp.

Grignolio A., 2016, Chi ha paura dei vaccini?, Codice edizioni.

Kahan D.M., 2013, A Risky Science Communication Environment for Vaccines, Science 342:54.

Mantovani A., 2016, Immunità e vaccini, Mondadori, Milano.

Massey E., 2010, A sermon against the dangerous and sinful practice of inoculation. Preach’d at St. Andrew’s Holborn, on Sunday, July the 8th, 1722. ECCO.

Mello M.M. – Studdert D.M. – Parmet W.E., 2015, Shifting vaccination politics. The end of personal-belief exemptions in California, New Engl J Med 785-787.

Mieli P., 2016, Cinque Stelle, la malattia pericolosa dei complottisti anti-vaccini. «Corriere della Sera», 20 ottobre.

Nature Editorial, 2017, Stand up for vaccines, Nature 541:259.

Pearson-Patel J.,2015, A Brief History of Vaccines in Colonial Africa, «Active History CA» 2 aprile.

Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale, 2017, 2017-2019.

Poscia A. et al, 2012, Disponibilità e qualità delle Informazioni presenti sul Web riguardo alle vaccinazioni. Revisione sistematica e implicazioni in sanità pubblica, Ann Ig, 2114:113, Zanichelli.

Salmon DA, Omer SB, 2006, Individual freedoms versus collective responsibility: immunization decision-making in the face of occasionally competing values, Emerging Themes in Epidemiology 3:13.

Teorie del complotto, Wikipedia, 2017.

Pakistan and Afghanistan join forces to wipe out polio, 2016, «The Guardian» 05 aprile.

Vaccination controversies, Wikipedia, 2017.

ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI  Rapporto: I Vaccini, 12 maggio 2017

Gruppo di lavoro (ordine alfabetico):

Guido Forni (Linceo, Coordinatore)

Alberto Mantovani (Linceo, Università Humanitas, Milano)

Lorenzo Moretta (Linceo, Ospedale pediatrico Bambino Gesù, Roma)

Giovanni Rezza (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

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