Fidel Castro e l’eredità del socialismo

Il leader cubano Fidel Castro e  Beatriz Pagés Rebollar, direttrice del settimanale messicano Siempre!, tra 9 e 10 maggio 1991 hanno affrontato in sette ore di intervista una serie di tematiche su il socialismo nel mondo e a Cuba, permettendo così di comprendere in che modo si pone il modello cubano in rapporto alle altre esperienze di ispirazione marxista. Con la morte del comandante Castro, tali argomenti non soltanto mantengono attualità, ma acquisiscono un valore di testamento utile per riflettere su quale possa essere la sua vera eredità.

 

– Il crollo dei regimi comunisti dell’Europa orientale sembra confermare il fallimento del marxismo-leninismo: ritiene che il sistema socialista cubano riuscirà a sopravvivere?

– Noi pensiamo di poter sopravvivere. Non solo possiamo: è un dovere nei confronti della nostra patria e delle nostre idee che non riteniamo fallite.

Non si può affermare in modo categorico che il marxismo-leninismo sia fallito perché questa dottrina ha dato molto all’umanità e, anche se attualmente ha subito una sconfitta – piccola o grande, temporanea o congiunturale – resta la dottrina cui si è ispirato per quasi ottanta anni il movimento rivoluzionario mondiale. Il marxismo esiste da cent’anni e il leninismo da quasi ottanta e durante questo secolo Lenin ha avuto un’influenza onore. Grazie a queste idee è stata innanzitutto realizzata la rivoluzione d’ottobre, uno degli eventi più importanti di questo secolo che ha consentito la nascita del primo Stato socialista nella storia del mondo.

Il contesto internazionale è stato segnato in modo significativo, nel senso che hanno cominciato ad aver timore delle rivoluzioni sociali. Di fronte alla prospettiva rivoluzionaria l’inter mondo capitalista ha cominciato a tremare ed è stato costretto a fare delle concessioni, non certo per generosità, per bontà o per filantropia, ma semplicemente per timore del dilagare delle rivoluzioni socialiste. Il capitalismo ha dovuto, insomma, elaborare tutta una serie di nuove teorie e metodi per evitare o ritardare la propria fine. Bisogna poi dire che il pensiero marxista-leninista ha ispirato per decenni interi il movimento rivoluzionario, senza scordare che il primo stato socialista ha avuto un ruolo decisivo nella caduta del fascismo  (oltre venti milioni di morti…), indipendentemente dagli errori che peraltro sono inevitabili in ogni umana realizzazione. Il servizio che il socialismo ha reso all’umanità, contribuendo in modo risolutivo alla sconfitta del fascismo, è stato enorme.

L’apporto del socialismo, ispirato all’ideologia marxista-leninista, è stato decisivo anche per il movimento operaio, di cui ha appoggiato con forza le rivendicazioni sociali e salariali, nonché per i movimenti di liberazione delle antiche colonie che, grazie al contributo di questa ideologia, sono riuscite a liberarsi dal colonialismo. Queste idee, insomma, hanno guidato la lotta per la liberazione ovunque, in tutti i continenti. Per noi queste idee hanno avuto un’importanza fondamentale, nel senso che ci hanno aperto gli occhi sulle realtà di questo mondo.

Senza il marxismo-leninismo non saremmo riuscito a darci una risposta coerente e quindi anche noi, come nazione e come popolo, dobbiamo molto a questa dottrina.

 

– Il mondo non può quindi ancora firmare il certificato di morte del socialismo?

– Non sono ancora suonate le campane a morto per il socialismo, per le idee socialiste, non si può ancora intonare il ‘canto del cigno’ per il marxismo-leninismo. La storia insegna: anche quando è scoppiata la Rivoluzione francese – ovvero la risoluzione capitalista borghese – c’è stata una restaurazione del sistema monarchico feudale, si è verificata un’ampia reazione internazionale che ha provocato non solo la Restaurazione ma anche la Santa Alleanza; anche se queste hanno dominato per alcuni decenni il panorama internazionale, tuttavia non sono riuscite ad impedire la vittoria finale delle idee liberalborghesi di quella rivoluzione. Ritengo quindi che nessuno, oggi, possa affermare in modo categorico che si sia ormai alla fine del marxismo-leninismo.

Tra l’altro, non possiamo dimenticare che in Cina, dove vige un regime socialista, vivono un miliardo e cento milioni di persone. Per millenni la Cina è stata oppressa dalla fame e dalla miseria: solo il socialismo è riuscito a compiere il miracolo di liberare questo paese dalla povertà e dalle carestie, nonostante si avessero a disposizione solo 100 milioni di ettari di terreno coltivabile per sfamare oltre un miliardo di persone.

Le cause che hanno determinato le rivoluzioni e quelle che hanno dato origine al socialismo sono molto lontane dall’essere scomparse sl mondo e il capitalismo, per quattro miliardi di persone, è sinonimo di di miseria, fame, arretratezza, sottosviluppo. Questo è il risultato del capitalismo e, poiché questi drammi continuano a perpetuarsi, come si può parlare di fine delle idee rivoluzionarie, di morte del socialismo? 

 

– Secondo quanto lei afferma, motivandolo storicamente, sembrerebbe quindi che, più di fine, si dovrebbe parlare di perfezionamento del socialismo. È esatta questa interpretazione?

–  Questa è un’altra versione. Direi che, nel mondo, il socialismo verrà interpretato e applicato in forme diverse a seconda dei paesi e delle congiunture storiche e culturali. Penso che non ci possano essere due forme identiche di socialismo.

Ora, la rivoluzione francese parlava di uguaglianza, fraternità, libertà. La società capitalista, di cui l’egoismo è una manifestazione tipica, non lascia spazio né alla fraternità né all’uguaglianza. Una società classica, divisa in sfruttati e sfruttatori, militari e accattoni, non può essere una società di uguali. Se alcuni possiedono tutto e altri nulla, non c’è spazio per una società egualitaria e giusta e in questa situazione non si può neppure parlare di vera libertà. Le idee socialiste – come idee di base che diffondono tra gli uomini solidarietà, fratellanza, uguaglianza, giustizia – verranno forse espresse in forme diverse, a seconda delle diverse circostanze che si daranno nei paesi diversi. 

Direi quindi che due socialismi identici sono praticamente impossibili da realizzare. Sarebbe, anzi, un errore supporre che un socialismo debba essere identico ad un altro. Così come non esistono die persone identiche, non ci possono essere due scialiamo applicati in forme perfettamente uguali. Ma le idee fondamentali del socialismo trionferanno: questo è inevitabile. Per il paesi del Terzo mondo, in particolare per i paesi sottosviluppati, l’idea di uno sviluppo programmato è irrinunciabile. Di conseguenza, si avranno diverse applicazioni del socialismo, anche molto diverse tra loro, ma il socialismo verrà realizzato.

Oggi, per gran parte dell’umanità, tutte le condizioni che hanno determinato la nascita del socialismo non solo continuano ad esistere ma si sono anche aggravate. 

 

– Se le cause che hanno portato alla nascita del socialismo permangono e le idee in quanto tali non sono sbagliate anzi, al contrario, mirano alla crescita dei popoli, a chi dobbiamo addebitare gli errori? Agli uomini, ai capi di Stato in quanto essere umani?

A volte sbagliano gli uomini, a volte le comunità e a volte anche paesi interi. Circa ciò che è in atto nell’Europa orientale, dobbiamo ricordare che in tutta quella zona il socialismo è nato da fattori congiunturali, come conseguenza della seconda guerra mondiale. In questi paesi il socialismo è stato importato, non è nato come fenomeno spontaneo. Non è il caso dell’URSS, dove il socialismo è scaturito da un’esigenza interna; non è il caso neppure della Cina, del Vietnam, della Corea né di Cuba. In questi paesi il socialismo non è stato imposto da nessuno, ma è sorto come esigenza della popolazione. A Cuba il socialismo non è venuto dall’esterno: lo abbiamo elaborato e costruito autonomamente con il nostro impegno rivoluzionario. Questi fattori storici hanno la loro importanza, anche se gli errori degli uomini possono aver inciso.

Il modo con cui gli uomini hanno applicato le idee, il contesto di condizioni disuguali in cui si sono sviluppati questi paesi, le differenze tecnologiche dei paesi dell’Est rispetto al mondo capitalista sviluppato, sono elementi che hanno avuto un peso determinante. Il fatto che il socialismo sia stato instaurato nei paesi più arretrati d’Europa, i più poveri, ad economia essenzialmente agricola; il fatto che l’URSS sia stata distrutta due volte in meno di 25 anni; il fatto che l’Occidente, e soprattutto gli Stati Uniti, accaparri tutto l’oro del mondo, tutte le ricchezze e tutte le tecnologie e possiedano da sempre un’industria avanzata che in guerra on ha perso neppure una vite, tutto questo insieme di fattori ha indiscutibilmente giocato a favore del capitalismo, ha contribuito ad appoggiare la battaglia antisocialista.

Ma bisogna tener conto anche di altri fattori. La politica della corsa agli armamenti in cui l’Unione Sovietica è stata coinvolta, il blocco, l’isolamento e tutte quelle attività tese a screditare i paesi socialisti, hanno certamente avuto il loro peso. È necessario tenere conto di ciò che può aver significato il fatto che tutta la potenza economica dell’Occidente si sia mobilitata, bloccando area socialista e costringendola a una dispendiosa corsa agi armamenti. Questo insieme di circostanze ha influito molto e va sommato agli errori umani.

Comunque, si parla tanto di fallimento del socialismo, ma dov’è il successo del capitalismo in Africa, in Asia, in America Latina? In questi paesi, dove vivono milioni e milioni di individui, ha forse avuto buon esito il capitalismo? Si dovrebbe parlare anche di fallimento del capitalismo, visto che ci si preoccupa tanto di quello del socialismo che tra l’altro ha coinvolto un numero decisamente inferiore di paesi. Oltre cento paesi a regime capitalista vivono una situazione realmente disperata: non capocollo perché si voglia ignorare questo fatto e si parli invece tanto della disfatta del socialismo, si prenda in considerazione solo quanto è accaduto nei paesi dell’Europa orientale. 

Il capitalismo ha portato il mondo alla rovina, ha avvelenato i fiumi, i mari, l’atmosfera; sta distruggendo la cappa di ozono e ha sottoposto l’ecosistema a una tensione estrema, provocando cambiamenti climatici ovunque. 

 

– Ha ragione: dal punto di vista morale il capitalismo è decisamente fallimentare: tuttavia è riuscito ad attestarsi in modo trionfale come regime dominante, dal punto di vista sia tecnologico sia militare. Da qui deriva il suo potere.

– Sì, indiscutibilmente in questo momento il capitalismo è il regime dominante dell’economia mondiale. Ma lo era che prima che si verificassero questi fatti e lo era prima ancora della formazione dei paesi socialisti. Il capitalismo ha centinai d’anni e alcune delle sue manifestazioni sono addirittura millenarie. Comunque, il capitalismo nel senso moderno della parola ha centinaia d’anni, una grossa esperienza e una gran forza; non è cosa facile sradicare questo regime sociale. 

Nell’antichità esisteva la schiavitù: quanto è durato il regime schiavista? Rileggiamo la storia di Roma o delle Grecia o i tempi dell’Iliade, il periodo in cui si ritiene sia vissuto Omero: quanto hanno resistito questi sistemi di governo? Schiavismo, feudalesimo, medioevo… per quanti secoli hanno retto? Poi è nato il capitalismo, perché nessun sistema è mai stato eterno.  base a quali elementi possiamo affermare che il capitalismo durerò in eterno? Solo perché un sistema sociale nuovo, diverso, è in crisi in una zona del mondo?

Il potere del capitalismo e più tardi dell’imperialismo vengono da lontano. La prima guerra imperialista, nell’accezione moderna del termine, si è verificata nel 1848 ed ha avuto come protagonisti gli Stati Uniti e la Spagna, subito dopo l’intervento a Cuba. L’imperialismo sta dominando il mondo da circa cent’anni; sparito il colonialismo è nato il neocolonialismo, le cui forme di sfruttamento si sono rivelate dure e inumano tanto quanto e se non più di quelle che molti popoli avevano subito sotto il colonialismo.

Il socialismo, il movimento socialista, ha sfidato questo potere che però è riuscito a mantenere la a posizione di sistema dominante; ha continuato a espandersi e, con maggior o minor fortuna, mantiene le posizioni acquisite. Insomma, non c’è niente di nuovo: è una vecchia realtà e le popolazioni del Terzo mondo lo possono testimoniare.

 

– Lei dice che non ci sono elementi per affermare che il capitalismo sarà eterno. Tuttavia, mi consenta di insistere, possiede le strutture necessarie per sopravvivere più a uno del socialismo.

– Certamente il capitalismo possiede una tecnologia in grado di prevalere su una gran parte del mondo per un certo periodo di tempo. Ma nessuno può rassegnarsi  all’idea che questo sistema duri in eterno, accettandola a priori. Nè, tantomeno, possiamo associarsi al trionfalismo degli Stati Uniti e ai discorsi di alcuni leader nordamericani, Bush incluso, che ventilano l’idea che si sia alle soglie di una nuova era, l’era nordamericana, caratterizzata dal dominio degli USA e da una pax nordamericana destinata a durare mille anni. L’idea, d0altro canto, non è neppure una novità: anche la Germania nazista del Terzo Reich, in tempi non lontani, parlava di un millenario dominio tedesco…

Quando gli uomini dimenticano le lezioni della storia cominciano a nascere le illusioni… Nessuno può prendere che un uomo, un essere umano, rinunci ai suoi ideali, alle sue speranze e ai suoi sogni: non ci può riuscire neppure con la minaccia delle armi nucleari. Noi stessi da oltre trent’anni siamo perseguitati, minacciati, aggrediti, fatti oggetto di pressioni di ogni tipo; eppure siamo riusciti a resistere e ci siamo mantenuti indipendenti, autonomi. Ritengo quindi che Cuba sia una testimonianza di ciò che i popoli sono in grado di fare, di come si possa reagire.

 

– Per quanto tempo ancora il capitalismo nella sua attuale struttura, riuscirà a sopravvivere? Quali tempi prevede?

– Nessuno è in grado di rispondere seriamente a una domanda del genere; nessuno può dire con certezza per quanto tempo il sistema capitalista e l’imperialismo riusciranno a sopravvivere. In genere, quando si sono lasciti prendere dall’entusiasmo e si sono messi a fare previsioni, i rivoluzionari sono rimasti delusi nelle loro aspettative. Quasi tutti i rivoluzionari, in tutte le epoche, hanno pensato che le loro idee avrebbero trionfato in tempi brevi. Anche coloro che avevano progettato la Rivoluzione francese hanno creduto che le trasformazioni rivoluzionarie si sarebbero realizzate rapidamente ma quelle idee, prima di tradursi in realtà, hanno avuto bisogno di tempo.

Anche Lenin, la cui genialità è indiscutibile aveva fatto un errore di valutazione, quando aveva previsto che dopo la rivoluzione russa sarebbe scoppiata la rivoluzione mondiale. Prima di Lenin, i comunardi di Parigi erano convinti che la rivoluzione socialista sarebbe stata realizzata immediatamente. Marx pensava che le sue idee si sarebbero divulgate rapidamente. Hidalgo e Morelos credevano che il Messico sarebbe giunto subito all’indipendenza. Bolìvar, nel 1810, dava per imminente l’indipendenza del Venezuela con del resto la liberazione e la successiva unione di tutta l’America latina.

Sono invece stanti necessari molti anni di lotta accanita prima che i diversi paesi potessero raggiungere l’indipendenza, mentre l’integrazione latinoamericana continuava ad essere un sogno. Nel 1868 i cubani erano convinti che le loro lotte avrebbero avuto un successo immediato. solo trent’anni dopo si è riusciti a cambiare regime, mentre il neocolonialismo che ci ha tenuti sotto il dominio politico ed economico degli Stat uniti è durato quasi sessant’anni, fino a quando non è trionfata la Rivoluzione cubana.

I primi cristiani erano certamente convinti che i principi della loro religione avrebbero ricevuto ampi consensi in tempi brevi; sono invece passati molti secoli prima che quelle idee venissero accettate e adottate come religione di massa dall’Occidente. In generale, i rivoluzionari sono sempre convinti che le idee giuste trionferanno senza indugio; noi rivoluzionari, insomma, corriamo il rischio di ridurre, con la nostra immaginazione, i tempi di vita del capitalismo. Non dubito affatto che questo regime egoista e disumano sia destinato a comparire; ne sono convinto perché credo nell’umanità e nell’uomo, nella sua capacità di lotta, di giustizia e di libertà.

Assisteremo a fenomeni nuovi. Ne prossimi anni e nei prossimi decenni le contraddizioni tra i grossi blocchi economici esploderanno e la situazione assumerà sviluppo diversi. Comunque, una cosa è certa: il mondo oggi non può continuare ad essere così come si presenta oggi, né milioni di individui possono continuare a vivere nella fame e nella miseria e certamente preferirebbero morire subito piuttosto che accettare il perpetuarsi di questa situazione di ingiustizia. 

Questo mondo deve cambiare e cambierà, ma nessuno può dire quando. Cambierà inevitabilmente, se l’umanità riuscirà a sopravvivere alla catastrofe ecologica e alle conseguenze delle guerre che il capitalismo e l’imperialismo hanno scatenato con la loro anarchia, ai danni che hanno provocato distruggendo le risorse naturali con la loro sete di dominio, con il loro folle stile di vita e le loro società dei consumi.

Fotografia: “Fidel Castro with fellow revolutionary rebels in Cuba”, 1959

Fidel Castro – Beatriz Pagés Rebollar Intervista al settimanale messicano «Sempre!», 1991. Edizione italiana: “L’isola che non c’è”, trad. di Elisabetta Lasagna, Edizioni Associate, Roma 1992, pp. 7-16.

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