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Un omaggio a Le città invisibili di Italo Calvino, un souvenir di una città quasi reale.
C’è una città cancellata dalla cancellazione dei propri desideri; di lei resta il fantasma di un desiderio che si propaga divorando se stesso. Alcuni chiamano questa città Frascate, Frascata, o qualcosa del genere; altri non la chiamano affatto, perché tanto non risponde. Se risponde, è per ripetere una piccola parte del suo nome, e soltanto un’eco colma le distanze che separano la città da sé. Tale città quindi sembra incapace di riconoscersi. Pur se costruita non senza cura, risulta per molti aspetti squallida; per quanto inospitale, sa regalare momenti di viva festosità. Una faglia la costituisce spostandosi di continuo lungo il piano di frattura, opponendo tra loro persone destinate a non incontrarsi. Ci sono coloro che la odiano e fingono di adorarla, abitandola senza conoscerne né strade né cielo; ci sono poi quelli che la amano eppure sono costretti a detestarla, abbandonandola di continuo pur vivendola come se le sue pietre fossero le loro stesse ossa. Senza riserve, tutti costoro devono uccidersi gli uni con gli altri, vivendo nella paura che con la cessazione delle ostilità anche il fantasma della città possa venire definitivamente cancellato. E nessuno al mondo ha mai visto questa città, e sono in molti a dubitare che esista per davvero.
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Immagine: Pietro Bertelli, “Città di Frascate” (inizio XVII sec.)